Il solo aspetto della propria condotta di cui ciascuno deve rendere conto alla società è quello riguardante gli altri: per l'aspetto che riguarda soltanto lui, la sua indipendenza è, di diritto, assoluta. Su sé stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l'individuo è sovrano.

venerdì 12 agosto 2011

Il sistema e la rete: il sacco d'Italia.

Prefazione ex post: avevo iniziato a scrivere questo articolo un po' di tempo fa con tutta l'intenzione di concentrarmi sul ritardo delle infrastrutture del trasporto a Milano.
Con l'andare del tempo e man mano che le informazioni che andavo cercando prendevano corpo, mi sono infilato nel labirinto, nei gangli, nelle connessioni di potere, nei sistemi di interesse che, oggi più ancora che nella cosiddetta Prima Repubblica, avvelenano il Paese.
Da radicale, mi sono chiesto se, quando denunciamo l'illegalità palese della Republica, ci riferiamo solo alle conseguenze del sistema, oppure se intendiamo veramente portare avanti un discorso più ampio, che arrivi a stravolgere il sistema malato, e con quali mezzi e strumenti, oggi decisamente limitati, per cause esogene, ma non solo. Quando parliamo di liberalizzazioni, legalizzazioni, di anagrafe pubblica degli eletti, di trasparenza...
Eppure siamo ancora gli unici che hanno la storia, le facce, il coraggio per, come mi diceva poco tempo fa un compagno radicale, "continuare a lolttare contro i mulini a vento e non lasciarsi pervadere dal pensiero che gli italiani hanno ciò che si meritano".

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Ma cominciamo dall'inizio, che suonava più o meno così: c'era una volta l'efficienza milanese... quando le cose venivano fatte presto e bene, così si narra.
L'articolo, di qualche tempo fa, è apparso su Repubblica: M4 sarà un moncherino blu di 8 fermate, dall'aeroporto Forlanini a San Babila M1. Se vabene: altrimenti il moncherino si trasformerà in un ammennicolo fastidioso che s'insinuerà fino a Dateo, interscambiando le linee S. Fastidioso, perchè saprà di presa in giro. Non che oggi, beninteso, la storiella M4 già non la sia.
A prima vista sembrerebbe una di quelle classiche notizie che ci danno conto dello stato di avanzamento dei lavori pubblici sparsi per la Penisola, una di quelle che ti fanno sospirare un "va beh, le solite manfrine all'italiana", con un tono talmente rassegnato che, personalmente, mi crea travasi corrosivi di bile.
Comunque, notizia senza particolari conseguenze per i più, se non che al bambino che tutt'ora vive in me - e quanto mi sento fortunato in questo - affascina tremendamente tutto ciò che viaggia su binari; se non che nell'articolo si specificano i motivi economici del "taglio" al tracciato, se non che mi ricordo bene quella parte del dossier per la candidatura di Milano all'Expo2015 (pag.266 del dossier, pag.28 del pdf), nella quale si parlava di trasporto pubblico, se non che l'orizzonte temporale del 2015 ci permette di costruire solo quelle 6 (forse 8) stazioni.
4 anni.
Teniamo presente per un attimo Milano, orizzonte Expo, 4 anni, 8 stazioni, 1 mezza linea.
Cambiamo ora luogo, spazio e tempo: Madrid.
Nel 2003 il Partido Popular (destra) vince le elezioni sia alla Comunidad che all'Ayuntamento, un po' come dire che governa sia la regione che il Comune di Madrid. Non si perde molto in chiacchiere e mantiene ciò che aveva promesso durante la campagna elettorale: nel 2007 vengono inaugurati 89 km di binari, 90 stazioni. 3 nuove linee di metro leggero e più di una ventina di nuove stazioni dei prolungamenti che riguardano pressoché tutte le linee, tra cui, guarda un po', la linea 8 che raggiunge il nuovo terminal T4 dell'aeroporto di Barajas. Nuovo terminal, nuovo collegamento. Ovvio no?
2003-2007: Madrid, 4 anni, nessun grande evento a supportare lo sforzo, 3 linee di metro leggero, prolungamenti su una decina di linee, 89 km e 90 stazioni. A leggere l'elenco cronologico si viene quasi presi da un senso di vertigine.
2011-2015: Milano, 4 anni, un'Esposizione Universale alle porte, 1 linea e 1/2 di metro leggero, 20 km e 25 stazioni, considerando naturalmente M5, il cui primo tratto, salvo ulteriori ritardi (di anno in anno) dovrebbe aprire ad aprile 2012.
Nel dossier per la candidatura milanese, che ha portato, giova ricordarlo, il 31 marzo 2008 gli stati membri del BIE a dare l'ok su Milano (2008: 7 anni prima dell'evento), si favoleggiava di una M1 che arrivasse fino a Monza, di una M5 che da lì partisse, per arrivare a Settimo Milanese, di una M4 dal Forlanini a San Cristoforo e, dulcis in fundo, di uno sbinamento del ramo della M1 che oggi fa capolinea a Bisceglie, con la costruzione quindi della M6 fino a Castelbarco e, perchè no, fino all'intersezione con M2 Abbiategrasso.
Se ci basiamo sull'esperienza madrilena, la cosa non era solamente fattibile, ma decisamente a portata di mano. Già, ma poi sono passati anni: anni in cui non si è capito sotto quale forma giuridica prendere possesso delle aree expò, anni in cui Lucio Stanca, AD e Presidente di Expo2015 ha puntato i piedi per terra per avere l'ufficio di rappresentanza a Palazzo Reale, il cui affitto si è aggirato intorno al milione di euro, il quale Stanca, oltre a non aver concluso nulla - a detta di molti ananlisti, non certo della mia inutile persona - ha dimissionato a giugno 2010 portandosi a casa, dal 2008 al 2010, quattrocentocinqualtamila euro l'anno., ossia 1.232 € al giorno per due anni. Oltre naturalmente allo stipendio da parlamentare: Stanca, eletto PdL, fu posto a guida di Expo su pressioni del Governo sull'allora sindaco Moratti. Con 1.232 € al giorno (lordi, per l'amor di dio...) forse qualcosina in più avrebbe potuto farlo: esco da casa, attraverso la ss 33 del Sempione, mi affaccio sulle aree expo e a oggi, 12 agosto 2011, vedo una gran distesa di prati, un parcheggio, il carcere di Bollate, il centro meccanografico di Poste Italiane. Esattamente ciò che vedevo nel 2008. Lucio Stanca, rispondendo alle critiche, all'epoca testualmente rispose: "Il lavoro di questi mesi trova nel Dossier di Registrazione di Expo 2015 una compiuta realizzazione..."
Ecco che torniamo al punto: quel dossier che oggi, a distantza di 3 anni, sembra sempre più un llibro delle favole. Forse il buon Lucio, intendeva dire che il lavoro di quegli anni è il dossier...
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A questo punto dell'analisi, avrei voluto considerare se i ritardi accumulati anche dalle infrastrutture del trasporto pubblico urbano risentissero di questi metodi da "prendo i soldi e scappo", e avrei voluto capire se l'aumento di fondi dato al raggruppamento di imprese vincitore dell'appalto di M4 per arrivare almeno a San Babila fosse lecito, prassi normale, e qui ho sbattuto il naso, tra un articolo e l'altro, su un analogo aumento dato al raggruppamento di imprese che sta costruendo M5, per assicurare il termine dei lavori fino a San Siro entro l'aprile del 2015.
Qualcosa ha iniziato a frullarmi nel cervello: ma come, io sapevo che in un appalto pubblico, se i lavori non vengono terminati entro la data prefissata, l'appaltante deve pagare fior di quattrini in penali, mentre qui siamo allo stravogimento completo? Se ritardi, ti pago di più, con la speranza che finisci nei termini?
Allora sono andato a infilarmi in un gioco che non ha ancora visto la fine, ma se indugio ancora, questo articolo non vedrà mai la luce: mi sono chiesto, vediamo chi sono i fortunelli che hanno vinto le gare? E chi mi salta fuori? Seguitemi, che io mi ci sto perdendo: il raggruppamento vincitore dell'appalto per M5 comprende: Astaldi, Ansaldo Breda (FinMeccanica), Ansaldo STS (Finmeccanica), Atm, Torno, Alstom Ferroviaria. Quello per M4 comprende: Astaldi, Ansaldo Breda (FinMeccanica), Ansaldo STS (Finmeccanica), Atm, Sirti, Impregilo. Sono sempre loro. Ora, su due grandi appalti da milioni di euro, com'è possibile che 4 delle 6 siano ovunque? E se avessi preso come spunto la Salerno - Reggio Calabria chi ci avrei trovato? Senz'altro Impregilo, come pure per lo smaltimento dei rifiuti in Campania, così pure come per il Passante di Mestre, per il Ponte sullo Stretto, per la ricostruzione de L'Aquila, per la Tav Torino - Milano e Bologna - Firenze, per le cui stazioni ci si ritrova anche Astaldi. Ma com'è possibile che i grandi general contractor europei non figurino mai? Poi sono andato a dare una sbirciatina ai consigli di amministrazione delle sopracitate: Impregilo ha in presidenza Massimo Ponzellini, che è anche presidente di Banca Popolare di Milano; Giovanni Castellucci ne è il vicepresidente, ma anche, come Giuseppe Piaggio, consigliere d'amministrazione in Atlantia, holding finanziaria attiva nelle autostrade il cui principale azionista sono i Benetton. Atlantia partecipa al 100% in Autostrade per l'Italia e al 12% in Alitalia. Antonio Talarico, altro vicepresidente di Impregilo, figura anche in Milano assicurazioni, Immobiliare Lombarda e Fondiaria SAI. Queste ultime due riportano direttamente a Salvatore Ligresti (in Unicredit fino a maggio 2011, poi ha lasciato perchè si è accorto anch'egli che la famiglia Ligresti avevi troppi affari in corso con la stessa Unicredit), il quale, tramite Fondiaria SAI, ha il controllo sul progetto City Life, quell'enorme colata di cemento che sta nascendo al posto della vecchia Fiera Milano (sotto il quale ci sarà la fermata "Tre Torri" di M5). In Immobiliare Lombarda ci troviamo pure il consigliere Nicola Fallica, che lo è pure di Impregilo. Alberto Sacchi siede, guarda caso, oltre che in Impregilo, anche nel cda di Autostrada Torino Milano. Impregilo lavora sulla Tav Milano Torino e naturalmente deve compensare l'A4 per i lavori che ne conseguono; nel frattempo l'A4, in quel tratto, viene rimodernata in toto e A4 è Autostrade per l'Italia...
Qui mi fermo, avendo citato pochissimi esempi, più o meno facilmente riscontrabili navigando tra qualche sito in internet (e non è un caso che tentino in ogni modo di imbavagliarla).
Sono sempre gli stessi: gira che ti rigiri, sono sempre i soliti nomi, più o meno conosciuti, che muovono il capitale italiano, che spostano fondi pubblici, che decidono per i controllori e i controllati. La rete è così ramificata e ben organizzata, che sembra che qualunque appalto pubblico, qualunque grande infrastruttura, abbia sempre i soliti noti come referenti. Non scherzavo quando, anni fa, dicevo che il problema di Berlusconi non è che egli sia colluso con la mafia, ma è che egli - il suo sitema, il berlusconismo - è la mafia, con buona pace degli Angelino Alfano che dichiarano che non è l'economia a far cadere i governi.
In un sistema - e non parlo di singoli, ma di intero sistema colluso e concusso, fatto di scatole cinesi e di gangli d'interesse - come il nostro - dove si situano quei sublimi principi di legalità e trasparenza che da anni, da anni, non fanno più capolino sul Bel Paese? Perchè i costi di un tale malaffare, ma è anche scorretto chiamarlo malaffare perchè è l'intero sistema ad esserlo, debbono ricadere su quasi 60 milioni di cittadini, che si trovano a subire, con modalità diverse, manovre finanziarie dello Stato per risanare quell'economia che i soliti noti, le grandi banche, i grandi interessi demoliscono per l'interesse privato? Non è la violenza di coloro che si ribellano, altrove, non qui e ora, a questo sistema a dover essere condannata: è da chiedersi come mai la gente, più evoluta di noi, scende in piazza e protesta, anche violentemente, contro un sistema, non solo italiano, che ha finito oramai di illudere le coscienze dei singoli.
Forse è giunto il momento che le cose cambino...






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